Cover of Lodovico Ariosto: Orlando Furioso

Lodovico Ariosto Orlando Furioso

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2019

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978-0-259-69775-6

0-259-69775-3

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Whilst the greatest effort has been made to ensure the quality of this text, due to the historical nature of this content, in some rare cases there may be minor issues with legibility. Lodovico Ariosto nacque in Reggio, agli 8 di settembre dell'anno 1474, di Nicolo Ariosto gentiluomo ferrarese, governatore della cittadella di Reggio per Ercole I. Duca di Ferrara, e di Daria Malaguzzi gentildonna reggiana. Fin dalla fanciullezza diede Lodovico a conoscere il felice ingegno, che aveva sortito dalla natura, componendo a modo di drama la favola di Tisbe, che venne rappresentata da esso lui e dai fratelli e dalle sorelle sue nella casa paterna. Era intenzione del padre di avviarlo agli studi legali; ma vedendolo avverso troppo a siffatto discipline, gli concesse di darsi tutto allo studio de'classici latini ed italiani, sotto la direzione di Gregorio da Spoleto: nel quale studio quanto riescisse valente, lo prova il vantaggio che seppe trarne in appresso nel comporre il Furioso, e la mirabile ricchezza di lingua che vi profuso. Si provo giovanetto a scrivere commedie italiane in prosa sulle traccie de'Greci e de'Latini, delle quali una, I Suppositi volto piu tardi in versi sdruccioli. Poi, morto il padre nel 1600, detto poesie liriche, le quali furono occasione, che il Cardinale Ippolito d'Este lo volle de suoi gentiluomini. Succeduto al padre Ercole il Duca Alfonso, fratello d'Ippolito, venne Lodovico adoperato da lui e dal Cardinale in varie missioni, in cui si mostro savio ed accorto politico, come in altre occasioni ebbe a provare d'essere non meno valente nella milizia. Ma per quanto le incumbenze affidategli dalla Corte di Ferrara, e le onorificenze che le accompagnavano, potessero parere invidiabili, ad altro si sentiva tratto Lodovico, e per altra via doveva ottenere piu durevol fama. Volendo provarsi in letteratura in maggiore arringo, che non avesse fatto prima, e in pari tempo piaggiare i padroni, com era allora costume de'poeti cortigiani, s'accinse a riunire i due fini con un gran poema, sull'argomento del quale non poteva restar gran tempo in forse.<br><br>Fra i molti romanzi di cavalleria, che l'Italia contava fin da q

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